domenica 15 aprile 2012

A chi muore per lo sport.

Provate a mettere in disordine un angolo della vostra stanza e in ordine l'angolo opposto.
Ora guardate l'insieme della stanza. Se poteste tracciare i movimenti dei vostri occhi, li vedreste toccare velocemente le zone disordinate per poi fuggire letteralmente da esse fermandosi sulle zone in ordine. L'occhio spende molta energia per gestire tutti gli elementi delle zone disordinate, mentre le aree con meno cose da guardare lo fanno riposare. Ecco perché le preferisce. E non solo gli occhi anelano a evitare fatiche, ma ogni cellula del nostro organismo si comporta così. E' scritto nel DNA, si chiama ARMONIA. Quando due o più elementi di qualsiasi natura sono in sintonia, si crea un flusso che scorre fra loro; la nostra mente ne beneficia, come bevesse da un fiume di acqua fresca.

Questo, che pare essere un principio di bellezza e gioia, nasconde in sé un segreto pericoloso. Un pericolo per la nostra vita.

L'armonia PERFETTA è, per l'essere umano, un sogno inarrivabile. Qualcosa cui può solamente correre incontro senza mai afferrarla. In questo desiderio di trovare la pace, si nasconde un seme contro la vita: il desiderio di raggiungere l'armonia perfetta, quella che ci paralizzerà per sempre, rendendoci una pace non più terrena: la morte.

Apro il giornale e leggo del giovane Morosini stroncato da un colpo al cuore durante una partita.
Ripenso al compianto Simoncelli.
La mia memoria continua il suo viaggio e sfiora lo slittino del gerogiano Nodar che lo sbalza fuori pista, la spedizione sull'Himalaya che s'è presa la vita dell'alpinista Walter Nones, Jeremy Lusk e l'ultimo salto con la sua moto da cross, a Hubert Leitjeb sepolto da una valanga, a Federico Chiarugi che inseguendo il sogno della ginnastica artistica ha lottato per anni su una sedia a rotelle...

Poi i ricordi si fermano e iniziano delle riflessioni.
Tutti gli sport comportano rischi, alcuni più di altri, ma non c'è pratica sportiva che ne sia sprovvista.
Ogni volta che un motociclista affronta una staccata limite o un salto acrobatico sulle rampe, uno sciatore carica una curva per schizzare a tutta velocità in discesa libera, un ginnasta sfida la gravita in evoluzioni al limite delle possibilità, uno scalatore senza corda afferra un appiglio, anche in presenza di allenamenti estenuanti che riducono l'errore umano, ogni volta potrebbe essere l'ultima azione. Se c'è anche una minima probabilità che le cose vadano male, potrebbero andare male un giorno.
Poi penso a tutti coloro che praticano sport e ai miei amici che li praticano. Penso ai loro infortuni e anche ai miei.
E mi chiedo.

Fosse anche un osso o un tendine rotto, una botta, un ematoma o una ferita e non incidenti più gravi, qual'è la spinta che annulla la paura di tutti questi rischi?
Di cosa è affamata una mente che decide di mettere in conto anche l'esito più cruento pur di seguire questa spinta interiore?

Ripenso al mio sguardo che, stanco di guardare la tastiera e lo schermo, si ferma sul muro bianco, liscio e, nella sua essenza, perfetto, senza impurità che distraggono lo sguardo.
Forse, chi fa sport è come l'occhio che cerca riposo. Chi insegue l'agonismo (professionisti e dilettanti) in fondo cerca l'armonia con il mondo attraverso la fatica, l'azione e tutta l'intelligenza che va messa in atto per sopportare gli sforzi ed eseguire i gesti migliori. Chi lo fa cerca di spingersi oltre, di superare i propri limiti, di innalzarsi sopra il punto di partenza.

Di allontanarsi dall'essere umano che era. Per trovare la perfezione, e, in un certo senso l'ARMONIA PERFETTA.

L'armonia.

Un pensiero a tutti coloro che muoiono per lo sport.

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2 commenti:

  1. personalmente penso che sia una cosa atavica dentro noi stessi, che riguarda strettamente l'evoluzione della specie (come esposto da Darwin) ed è presente in tutte le discipline sportive e non dell'uomo (le scienze, la letteratura,le arti, i mestieri...)..se fosse fissato un limite, non ci sarebbe evoluzione

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    1. D'accordissimo. Speriamo che questa corsa contro i limiti avanzi presto. Perché ce ne sono molti, moltissimi ancora da abbattere. Sembra che più avanziamo nella tecnologia e più questi limiti crescano. Chi vincerà la corsa?

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