martedì 10 aprile 2012

I giorni del passaggio by Matteo Corona

"Nelle mani dell'uomo corvo" ,Biblioteca dell'immagine, è il titolo di un mio racconto approdato sugli scaffali delle librerie l'anno scorso.
Il testo, rielaborato infinite volte fino ad approdare alla sua forma attuale, in questo processo di cambiamento ha perso il suo titolo originale.


"Nelle mani dell'uomo corvo" era "Il passaggio". 

E per me lo è ancora.




"Il passaggio" si riferisce al corridoio che la protagonista (Vanessa) deve attraversare per raggiungere l'uscita della prigione cui è rinchiusa. Ma, se mai lo fa, muore. Il passaggio nasconde infatti un oscuro trabocchetto.
La libertà diviene illusione di libertà e assume forma drammatica e definitiva: la morte.
Intendo Il passaggio non solo come camminamento fisico obbligato ma anche come momento di trasformazione, di abbandono dell'abituale in favore di altro.
Questa migrazione inevitabile che appartiene a tutti e che va da un "prima" a un "adesso" funziona con una benzina particolare: il dolore. Un carburante speciale capace di innescare mutamenti interiori personali o di popoli interi. Volatile e instabile come nitroglicerina.
Non c'è metamorfosi, dal rimarginare una ferita o elaborare un lutto, che non porti con sè scie di dolore. Più grande la variazione (solo noi possiamo determinarne la grandezza) più acuto il male percepito.

Mai come ora esigenze di cambiamento tornano prepotenti a farci visita, in tutti i settori della vita.
Il nostro paese è attraversato da terremoti di riforme, la crisi che ancora attanaglia tutte le nazioni ci costringe a cambiare stili di vita che pensavamo perfetti e duraturi mentre il malcontento cresce sempre più.
Il mondo sembra essere sulla soglia di un passaggio obbligato, pericoloso tanto quanto quello in cui si è affacciata Vanessa e, come lei, siamo tutti preda di paure e incertezze.

Quanto dolore provocherà questa trasformazione? Dove ci porterà?
Che sia davvero arrivato il momento di fare un passo indietro e recuperare il buono offerto dal passato? Forse, come nel corridoio mortale di Vanessa, nel passaggio epocale che stiamo vivendo potrebbe nascondersi, mascherata da libertà, la vastità senza ritorno della fine.

Rimaniamo in attesa di vedere cosa ci attende oltre il passaggio.

5 commenti:

  1. CIAO MATTEO, MIA MOGLIE STA LEGGENDO IL TUO LIBRO.
    NON RIESCE A PIU' A DORMIRE E HA GLI INCUBI !!
    MI SA CHE E' BELLO TOSTO IL TUO LIBRO, PENSO CHE LO LEGGERO' ANCH'IO....

    CRISTIAN

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    1. Se lo farai, ne sarò felice! Mi spiace per tua moglie ma ringraziala per aver deciso di accompagnare Vanessa nel suo viaggio verso la libertà e dille che, se tiene duro, avrà una bella sorpresa! A ogni modo, attendo il suo parere e il tuo, una volta terminato l'incubo! Vi aspetto su Facebook o Twitter!

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  2. Vanessa conosceva le regole. Noi no.
    Avanziamo alla cieca, egoisti delle nostre piccole verità nella convinzione di fare tutto da soli, senza considerare che l'uomo corvo è più spesso tanto silenzioso e schivo da non spiegare la sua prigione, senza considerare l'anarchia delle altre anime..

    Dino Buzzati ne "il deserto dei tartari", breve scritto come il tuo, fa sentire l'insostenibile peso del tempo dell'attesa, così tu nel tuo libro che è forma che parla del contenuto, vischioso, fai vivere d'ansia e d'incubi.
    E' un complimento? Sì lo è.

    Federica

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    1. Dove sta il confine preciso che divide una carezza da una stretta dolorosa? E la linea separatrice che taglia in due la scia che va da un profumo inebriante a un odore acre che ci fa lacrimare gli occhi? Dove finisce la bellezza di ricordo e dove inizia la malinconia? Dove si nasconde l'uomo corvo, esattamente?

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  3. esattamente e sempre dietro di sè..mi verrebbe da rispondere.

    Fede

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